IL PRINCIPE GOTO
Il principe goto d'antico lignaggio
con uomini ed armi intraprese un gran viaggio
in terra d'Italia, nel verde giardino,
alla conquista di un nuovo regno
al mare vicino.
Varcò la pianura e passò cento fiumi,
di giorno, cantando canzoni di guerra,
al chiaro di luna, sognando la terra
per sé e la sua gente,
in libera pace e lieta fortuna.
In arme pervenne, un radioso mattino,
in vista dell'ampio e fecondo giardino;
s'aprivan le valli e s'udiva cantare,
in fondo alla piana, limpida e chiara,
la voce del mare.
Mosse la guerra ad un popol disperso,
di fuoco e di sangue inondò la pianura,
indi s'impose con mano sicura
e, sotto un cielo più chiaro e splendente
fu il nuovo regno per sé la sua gente.
Ed ebbe una corte e di fieri guerrieri,
di nobili bardi e di ricchi vassalli,
di donne gentili dai neri capelli,
di onesti consigli di saggi fedeli.
Ma presto divenne l'antica fierezza
del popol di Roma una triste menzogna,
e la sua prima fede divenne vergogna,
e in odio si volse l'amor per quel popolo
dolce e cortese.
E sotto quel cielo dai mille colori
conobbe l'invidia ed il tradimento:
s'avvide che il sogno che aveva nutrito,
per sé e la sua gente, in quel cielo azzurro
era svanito.
E il principe goto dai biondi capelli
fece ritorno agli aviti castelli;
con uomini ed armi rifece la strada
per ritonare alla sua grigia,
nativa contrada.
I boschi rivide ed un pallido sole
gli fece corona negl'ultimi giorni,
e quindi lo accolee la fredda sua terra,
e fu con i padri nel cielo cantando
canzoni di guerra.