1
Non vedo perché si debba far di tutto per vietare all'uomo di far del male, visto che è la cosa che sa fare meglio.
2
La gente non possiede idee; sono le idee a possedere la gente.
3
Non c'è niente a cui l'uomo sia disposto a credere come alla menzogna.
4
Una menzogna efficace è fatta sempre di una buona dose di verità.
5
Si è sempre degli ingenui finché non si sono conosciute bene le donne.
6
Sul male si devono vincere le battaglie; mai la guerra. La vittoria sul male è la vittoria del Male.
7
Si dice che ogni uomo abbia il suo prezzo: qualcuno però è anche gratis.
8
Non vi è peggior uomo della vittima che si fa carnefice: ossia di colui che vuole il rimorso in colui che lo ha perseguitato per poterlo a sua volta perseguitare senza rimorso. Non vi è peggior uomo perché è misero e crudele insieme.
9
Perdurare nei piccoli errori della vita, alle volte, può essere più dannoso che perdurare nei grandi.
10
Facile è perdonare chi amiamo; inutile chi ci è indifferente.
11
Ci sono persone così naturalmente insincere che tra i loro atti e parole si può nascondere benissimo un moto di sincerità senza che esse stesse si avvedano di nulla; e a maggior ragione gli altri.
12
Il nostro mondo, oggi, mi fa l'effetto di un vecchio rimbambito che, sul letto di morte, tocca il culo alle infermiere.
13
Le pene d'amore degli adolescenti sono strazi, veri atti di crudeltà divina. Ma quelle dei vecchi sono tragedie cupe e disperate a cui la divinità disdegna di rivolgere lo sguardo.
14
Non si fa arte, si fa con arte.
15
Il vero senso dell'umorismo non si misura dalla capacità di prendere in giro sé stessi, ma dal saper sorridere liberamente quando si è presi in giro dagli altri.
16
Ci sono dei moribondi che, in extremis, romperebbero uno specchio per poter vivere ancora sette anni.
17
Non posso odiare chi mi disprezza.
18
È incredibile come certi uomini, qualunque cosa facciano, lo sappiano fare spontaneamente ed efficacemente nel loro interesse.
19
Gli altri ci comprendono quanto gli serve: noi molto meno.
20
Il concetto di pessimismo è del tutto privo di senso assoluto; cosa di cui non è privo invece il concetto di ottimismo. Il pessimismo, infatti, non esiste, è mera creazione dell'ottimismo che si è formato, a suo uso e consumo, una contrapposizione necessaria a moralizzarsi. Solo l'ottimismo è qualcosa di concreto: un vero, improvviso e momentaneo, delirio storico.
21
Ci vuole infinita accortezza affinché le buone intenzoni non producano mostri.
22
Non c'è di che preoccuparsi: la sicurezza di sé riesce ad assolvere tranquillamente a tutte le funzioni della sua ostentazione.
23
Quando l'uomo è carogna la donna è avvoltoio.
24
La ricetta per salvare il mondo? Vita povera e morte facile.
25
C'è ben poco da cercare quando si vuole a tutti i costi trovare qualcosa che porti un cambiamento: c'è solo il peggio a disposizione.
26
Ciò che conferisce dignità a un pensiero non è la sua prossimità al vero – che assai difficilmente può essere accertata – quanto l'instancabile vaglio della contraddizione a cui è stato sottoposto e di cui è il risultato o, meglio ancora, a cui deve la sua incrollabile incertezza.
27
Nessuna sa, tutti credono. Molti credono di sapere.
28
Quando non c'è più niente da fare la cosa migliore è non fare niente.
29
Al culmine della soddisfazione si ha sempre un ghigno sulla bocca. Solo quando ci si dimentica di sé si ha la gioia e l’estasi.
30
Del male che abbiamo fatto non dovremmo mai chiedere il perdono. Dovremmo saper sopportare la pena in silenzio. Come il perdono non è cosa che ci riguardi poiché riguarda solo chi perdona, così il nostro pentimento – se c’è – non è cosa che riguardi gli altri.
31
Essere come l’orgoglioso che non chiede, e come l’umile che non rifiuta.
32
Tutta la vera scienza si riduce a conoscere a fondo i modi e le ragioni per cui ci si inganna.
33
L’evidenza è la madre di ogni abbaglio.
34
"Tutto è perduto!" Chi è l’uomo che saprebbe sentirsi sollevato nel dire queste parole?
35
Non ci sono piccoli e grandi amori, solo piccoli e grandi amanti.
36
Mi chiedo se credo nell’aldilà. Mi rispondo: forse che il Nulla sarebbe un aldilà di poco conto?
37
La vita è femmina, a volerla godere non si fa che mettersi al suo servizio.
38
Il campo in cui la filosofia indaga e sprofonda non è la realtà ma solo il linguaggio.
39
Ognuno ha la sua crepa e, per quanto sottile possa essere, l’ascia del destino che mena colpi a casaccio una volta o l’altra la coglierà in pieno, e il ceppo si spezzerà in due.
40
C’è chi dice che non c’e dio. E se fossimo noi a non esserci?
41
L’amore è la sola forza che rende a un tempo umili e fieri.
42
Il concetto di oltre non ha uguali, per peso e profondità, nella storia delle idee religiose.
43
Mi trovo bene solo con gli sconosciuti. Peccato che ce ne siano così pochi in giro.
44
Il massimo di libertà che l’uomo può riconoscersi è tutto nella consapevolezza di non avere libertà alcuna.
45
Quando l'uomo, gettando in profondo l'occhio della mente, si chiede che sia l'ultima realtà dell'universo, come possa coglierla il suo pensiero, che cosa sia la verità, che cosa l'illusione; quando pensa all'essere e al non essere, e quando pensa che cosa significhi trascendere questa opposizione; quando pensa di pensare e che cosa sia questo pensare, e che cosa e dove stia il limite di questo pensare; quando guarda nell'abisso che si spalanca sopra e sotto l'estrema propaggine della suo concepire e prende coscienza dell'inconcepibile, e alla fine, angosciato e disperato tra le macerie delle sue negazioni, urla "non so! non so! non so!", ecco, allora ha raggiunto la più alta vetta della conoscenza, allora si è reso più vicino alla verità di quanto non possa farlo ogni altra creatura in ogni altro modo; e ciò perché il suo pensiero – sebbene non possa mai prefigurarselo – coglie il Reale come "ciò che egli non sa", come qualcosa di cui non si può dar concetto, di cui non può nemmeno predicare l'essere o il non essere, e che perciò si protende infinitamente di là da ogni sua possibilità di rappresentarlo. Ma tuttavia, proprio non sapendo, e solo non sapendo, egli lo contempla, lo ammette, lo presuppone, lo conosce come inconoscibile, e nessun sapere può essere più vicino alla verità di questo non sapere, poiché esso implica tutto ciò che egli non si può rappresentare: l'Infinito. Perciò ogni definizione, ogni giudizio, ogni enunciazione di verità in cui l'uomo sentisse appagato il suo desiderio di conoscenza, ogni sapere, anche divino quindi, sarebbe un muro tra lui è la verità, e lo porrebbe tra gli esseri inferiori: tra coloro che non giungono fino al doloroso presentimento dell'infinità del Reale.
46
L'uomo non è proprio un gran che; sono mediocre persino io.
47
Se non so, come posso credere? Se non credo, come posso sapere?
48
Bisogna fare attenzione a che le proprie buone idee non cadano in mano agli stupidi o ai nemici; rischierebbero di aver successo e di tramutarsi, come sempre avviene con le idee di successo, con gli stupidi in idee banali, coi nemici in idee diverse.
49
Nessuno mette tanto in imbarazzo come chi non è sensibile alle adulazioni.
50
Ci si abitua a tutto, persino alla felicità.
51
Ogni epoca pone da qualche parte la sua sfera delle cause.
52
Non finirò mai di stupirmi di quanto poco la gente sia capace di accorgersi della bassezza morale che si nasconde in certe persone, spesso anche solo debolmente, dietro le apparenze. Ma ancora di più della stolida sicurezza che tali persone mostrano di non essere smascherate.
53
Il maggior impedimento a ogni forma d'intelligenza è la mancanza d'immaginazione. Quando manca l'immaginazione non si riesce a vedere altro che sé stessi: in ogni tempo si vede solo il proprio tempo, in ogni spazio solo il piccolo giardino di casa, in ogni altro uomo solo l'uomo che si è. E quel che è peggio nella realtà ultima si vede solo la propria effimera condizione, nell'Infinito solo il frammento.
54
Tutto il vero sapere, o tutto il sapere possibile, si limita alla scienza dell'ignoranza. Non c'è infatti scienza più utile e profonda di quella che ci rende consapevoli di come, quanto e perché ci si inganna: su tutto.
55
È un male che ha radici antiche ma che oggi è esploso in tutta la sua virulenza. Dico di questa furiosa attività umana volta a imporre non solo alla vita degli uomini, ma anche alla natura, all'intero universo, se possibile, i propri ideali, la propria concezione del bene. Ideali e concezione che si basano su elaborazioni ottuse e riduttive, su una volontà di ricostruire artificialmente la realtà, sulla costrizione a un ordine che risponda a criteri morali cresciuti attorno a fissazioni, a credenze maniacali, a concezioni testardamente utopiche: in definitiva su una sorda incapacità di ammettere la necessità del dolore e della morte. Come siamo lontani dall'accettare umanità, natura, universo come supremo ordine, come siamo lontani dal comprenderlo questo ordine e di rimetterci a lui! Davvero il paradiso era quando eravamo ancora allo stato animale e senza filosofie ci coglieva indifferentemente la morte o l'illuminazione.
56
La filosofia è un delirio di cui soffrono gli uomini particolarmente intelligenti, ma non particolarmente accorti. Tutta gente che procede perché si è messa su una strada tornare indietro dalla quale significherebbe sprofondare in un baratro senza uguali.
57
Lettori e scrittori non sono affidabili: i primi riguardo a ciò che pensano di aver letto, i secondi a ciò che pensano di aver scritto.
58
Il desiderio è del tempo, la felicità dell'istante.
59
La felicità è insopportabile. Le si preferisce sempre il desiderio.
60
È più infelice quella società in cui c'è chi ha tanto e chi non ha niente, di quella in cui nessuno ha niente. Infelicissima quella in cui tutti hanno tutto.
61
Ha ogni epoca le sue evidenze da cui anche la mente più libera si scrolla solo a fatica, e solo lasciandosi alle spalle ogni forma di certezza.
62
Pochi sanno rallegrarsi con la medesima intensità del bene che hanno acquisito e del male che hanno evitato.
63
Che si può fare, con che animo schierarsi e combattere, in chi o in che cosa credere, per che cosa, nel secolo, impiegare le proprie energie quando si avverte prepotentemente che il proprio mondo è arrivato alla fine?
64
Le opinioni della mia gioventù sono come figli miei, alle volte scapestrati e irragionevoli, con cui magari ho litigato fino allo stremo, ma sempre figli miei, e i figli non si rinnegano.
65
L'intelligenza serve l'illusione meglio dell'ignoranza.
66
Primo segno di saggezza è essere consapevoli della propria ignoranza relativa; ultimo segno, della propria ignoranza assoluta.
67
Ridiscutere lo status quo è irragionevole, pericoloso, destabilizzante: per coloro a cui lo status quo garantisce un vantaggio.
68
Il senso dell'umorismo è la dote più nobile che l'orgoglio umano si è fabbricato contro il dolore.
69
In fondo ad ogni gelosia c'è una mancanza d'orgoglio.
70
La sapienza è di chi conosce la verità. La saggezza di chi riconosce l'errore.
71
Il cristianesimo, persino nelle sue vette mistiche, ha sempre sofferto di una grave carenza d'immaginazione.
72
Nella ricerca della verità l'immaginazione deve spingersi tanto in là fino a sentire il gusto della sua impotenza.
73
Spesso è solo per il peso dell'onore che giustamente dovremmo rendere alle nostre irragionevoli passioni che cerchiamo sollievo in ragionevoli ravvedimenti.
74
Che fare quando rinunciare è vile e battersi è ridicolo?
75
Si odia chi ci è d'impedimento all'amore.
76
La miglior ricchezza è quella che arriva all'improvviso, senza sforzo, senza merito. È la sola che non avvelena il cuore – anche se dà alla testa.
77
L'uomo non vive mai nella gioia di ciò che ha, ma solo nel desiderio di ottenerlo, e nella paura di perderlo.
78
Perseguire un bene impossibile porta assai più sciagure che compiere qualsiasi male.
79
Ancora non sono stato capace di trovare lo psicologo che discetti seriamente e con rigore sui vari modi in cui si perviene a una fede religiosa: ossia su come l'uomo – l'uomo ignorante come l'uomo intelligente, l'incolto come il colto – giunga a credere fermamente a cose o in cose di cui non ha la possibilità di sapere nulla; e ciò, nonostante tutte le migliaia di certissime credenze del cui inganno deve pur, nel tempo e per studio, aver fatto esperienza.
80
Alla fine di una guerra sono i propri morti la moneta che si mette sul tavolo per acquistare il potere, ma sono i vincitori che stabiliscono il valore di ciascuna divisa.
81
Benché non riesca a concepire la "fede", devo pur ammettere che in ogni caso, qualunque cosa si pensi di conoscere, la si conosce solo perché all'origine c'è una fede in qualcosa. Anche ciò che si ha nei confronti della ragione, nei confronti dei postulati primi della logica è pur sempre una fede. Ma per dubitare anche di questi ultimi ci vuole molta, molta immaginazione.
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Va bene mettere la ragione al secondo posto, ma bisogna vedere che cosa si mette al primo.
83
Certi silenzi sanno ingannare più di tante parole.
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Più a lungo si permane nel dubbio più è al caso che si dà agio di decidere.
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Bisogna ricordare sempre che la virtus che stat in medio è garantita dall'esistenza degli estremi.
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Abolita come criterio artistico la bellezza, sono ancora a domandarmi con che cosa mai sia stata sostituita.
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Siamo troppo poco pidocchiosi, troppo poco prolifici, troppo poco disposti a morire per poter sopravvivere. Avvinghiati come siamo a questa folle idolatria della vita biologica, invischiati nelle nostre utopie morali e politiche, in amori incestuosi per le bestie, in alimentazioni voluttuarie o dietetiche, sarà la stessa vita biologica nei suoi rappresentanti di base – i batteri, i virus, le amebe – a fare della nostra specie il loro cibo, a far di noi letame per una nuova umanità, giovane e senza memoria.
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Non è dall'idea, o sentimento, che il dolore sia sempre frutto di una colpa, di un castigo, che ogni dolore di un innocente ci appare mostruoso e incomprensibile?