DIOGENE
Cammina, cammina, son giunto alla fine;
son Diogene il Vecchio, ho la lampada in mano;
il mondo ho girato in cerca dell'uomo
modello d'ingegno e di dignità.
Tre pulci ho nel sacco ed un asino appresso;
un porco ho raccolto e una vipera ho al collo;
mi seguon trottando un'oca ed un pollo:
è quel che ho raccolto dell'umanità.
Un cane ho lasciato lungo la strada,
che troppo fedele sembrava e sincero,
così differente dall'uomo vero
da render palese la bestialità.
Vivendo al di dentro di questa mia botte
di crude e di cotte io vedo ogni dì:
il folle che piange, il saggio che impazza,
il vile cha ammazza, l'eroe che non c'è.
E cerca e ricerca per monti e per valli,
tra i tanti veduti distingui e setaccia,
sinché finalmente trovo una faccia
in tutto e per tutto di uomo dabben.
E' un tipo davvero di poche parole:
sul capo infilato ha un nero cappuccio
e bene affilata dentro l'astuccio,
la scure che usa pel proprio mestier.
Mi ha detto: "Son medico in fondo pur io:
dei mali di testa vi libero tosto!"
Io dentro la botte gli ho fatto del posto;
stiam stretti ma, in fondo, stiam bene così.