CÉLINE
Vecchio angelo,
candido Bardamu,
è l'invidia degli uomini
una triste routine!
tenero, elegante Céline.
Passano al ritmo di danza i taciuti pensieri.
Ah, Ferdinand, non si vola che un poco e soltanto sul far della sera!
La parola è menzogna,
lo sai bene anche tu,
i dolenti e gli amanti, ormai,
non parlano più.
Ammicca il vecchio saggio ai truci lampi della sua follia;
l'astio, l'invettiva con un gesto muta in allegria.....
E tu invitali al passo d'un Rigodon,
hanno i piedi impacciati,
non san ridere al fin
del mio gaio, innocente Céline.
Non fu facile
esser la preda di
chi ti volle superbo,
chi violento e meschin;
per me altro non fosti che
l'onesto Céline.
Ancor nei comizi bigotti si scuote la testa,
laddove la Tenia occhialuta s'abbuffa vestito da festa;
c'è a chi giova il digiuno,
lo sai bene anche tu;
a quei deschi stonati i musici
non cantano più.
Si spalanca la risata fragorosa fino all'urlo,
fa boccacce agl'impettiti idioti il genio della burla.
E tu lasciali torcersi nei non si può,
van cornuti contenti
verso il loro destin,
e così li ha beffati il mio
fantasioso Céline.
La vendetta di
un piccolo re Krogold
ha costretto l'amletico
signor di Gwendor
nelle stanze di un livido,
vergognoso Elsinor.
Già la Pallida
oltre la Senna vola,
sopra i ponti la seguono
zio Rodolphe e Rosine,
più distante e più mesto c'è
il mio dolce Céline.