CANTO D'AMORE

Io dedico questo mio canto d'amore
ad una fanciulla incontrata un mattino.
Venivo fratello straniero,
ad altri fratelli io chiesi del vino;
in cambio i miei versi e le note cantai,
il fior della mia fantasia,
in cambio il bicchiere ricolmo levai
brindando alla saggia follia.

A quella tra tutti cui vidi risplendere
gli occhi nel viso di un altro splendore,
a quella che colse ogni nota
ogni piega riposta in fondo al mio cuore,
a quella che un brivido colse e che mai
tacermelo avrebbe saputo,
a quella il mio vino più dolce versai
e coppa divenne il mio liuto.

A te che, tacendo, io feci quel giorno
le mille e le mille promesse d'amore,
a te che, tacendo, ai miei occhi facesti
promesse d'identico ardore,
a te si rivolge il mio canto perché
mi fosti più grata e più bella,
tra quanti si strinsero attorno di me,
amata, straniera e sorella.

Ed or che ti parlo ed il dolce tuo viso
e i capelli io stringo tra le mie mani,
le mute promesse, gli sguardi incantati
già sembrano tanto lontani
e bacio le labbra che baci san dare
e quanto dal cuor mio trabocca,
attraverso i miei baci mi par di lasciare
sull'orlo della tua becca.