Lugubri testimoni ha il nostro amore:
il furto, il vento, la notte, l'oscura
disarmonia degli uomini, del tempo
l'ansia.
Il cielo volge altrove la sua faccia
e noi con rapido inganno passiamo,
l'anima ardente, attraverso tutto,
ebbri di noi soltanto,
solo di noi scarnamente felici.
Ma questa fuga notturna non basta
a ridestare il nume pellegrino
e di noi complice farlo;
perché rubato è il misero bagaglio,
l'avara scorta che portiamo appresso
di sogni, di confidenza dolente
e d'amorosa intesa;
e la vita di ciascuno è insieme
fiamma scura e bagliore che c'incanta,
disperso tra gli infiniti silenzi
che ci danno voce.
Benché la docile fonte dei nostri
scambïevoli pensieri non basti
alla sete e alla vita delle nostre
ardenti vene,
tu, amata che sei d'ogni mia fibra,
d'ogni mio brano sorella, tu basti
al doloroso istante, anche se non
all'ingrato dissolversi dell'eternità;
perché tu pure sei furto, sottratta
al soccombere di chiara bellezza,
e ferma in ciò mi appari. (Ma per poco,
quanto poco!)
E non so restituirti a nessuno,
perché nessuno di te mi può chiedere
come io ti chiedo, né tu forse puoi
fare altrettanto,
se non per quella parte del mistero
di cui tu pure ti protesti figlia:
rosa narciso imagine riflesso,
delicato splendore!
Ché non c'è seno né cavo sonante
dove tu possa ancora addormentarti
altro di questo dove tu ora vegli
per angoscia ribelle,
seno di chi con quotidiana guerra,
cavo di chi con i denti e le lacrime
pace vorrebbe darsi ad ogni istante,
per darti pace.
Amata, amarmi tu dovresti come,
non io, ma il bel sorriso del creato,
che io leggo e onoro, vorrebbe: amarmi
per grazioso talento
e farti incontro alle correnti tetre
dei giorni infausti, all'umana impotenza
che non sa modo di muoverci a danza:
all'oscurità del dolore.
Tu, invece, all'avvento della nostra
luce, o della fiamma almeno, opponi
l'ombra, l'aspra bilancia del possibile
e dell'impossibile,
qui dove nulla si eguaglia ed ha peso,
qui proprio dove nasce l'insperato
e porta in bocca il fior di vita stessa,
grato e ridente.
L'amaro al nulla impasti e ti smarrisci,
lieta non sei e l'innocenza offuschi,
unico bene, di ostili pensieri,
anche se onesti, e così
insieme al tuo sorriso il mio si spegne,
e l'onda passa sopra il nostro volo
di povere creature che non sanno,
come potersi amare.
Tanta armonia a nessuno è concessa
se non a chi con discordia la paghi
dolorosa quanto il vivere stesso,
quanto il vivere amara;
e a noi neppure è concessa, né battere
di nostra volontà quella moneta
per acquistare il sogno che ci porti
le anime alla bocca
con dolce scambio, con dolce reciproco
furto di noi. Perché il dolor cercato,
il sacrificio fatto senza gioia
non è grato agli dei.